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Lo slovacco Juraj Jakubisko (1938) è uno dei registi più dotati tra quelli formatisi nell'ambito della Novà vina, la straordinaria vague cinematografica praghese degli anni '60. Propostosi all'attenzione della critica internazionale con "Gli anni di Cristo", è con "Il disertore e i nomadi" (1968), premiato a Venezia e Sorrento, che il suo estroso e personalissimo modo di fare cinema si impone a pubblico e critica di tutto il mondo. Dopo "Uccellini, orfani e pazzi" (1969), affronta l'ambizioso progetto di "Arrivederci all'inferno, amici" (1970). Ma i censori del regime filosovietico instauratosi dopo il 21 agosto 1968 boicottano la realizzazione del film, che sarà completato solo vent'anni dopo.