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"Dormivo accanto al fiume silenzioso e il fiume dormiva con me". Si apre con la preghiera della rondine, si chiude con lo sguardo di un bambino, questo libro che ha gli antichissimi quattro elementi - terra, aria, acqua e fuoco - come poli attrattivi, e non "secondo il calcolo di un progetto, piuttosto attraverso un agguato dell'immaginazione". Procede lungo sentieri di silenzio, luce sprecata, "torsioni e torture senza grida / slogamenti della crosta della terra", per un cammino accidentato, per la sua esplorazione crudele; poiché non si può "restare, lasciarsi / cadere e farsi pietra / tra le pietre". Incontra fantasmi a un concerto, stelle di calcite dentro il buio; e capre sopra i bordi della luna. Trova "l'acqua che ha rotto il cristallo / lo specchio il bicchiere". "L'acqua che spolpa / cavallo e cavaliere". E come il Custode delle acque, le si addormenta accanto, si fida di lei: "anche quando minacci, e ti gonfi / anche quando porti via / tutto con te. // I giorni, i ponti, i tetti. / E anche me". In questo abbandono senza resa, giungendo infine in un "luogo che dice fermati, respira", "La strada che prosegue fa un po' meno paura".