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"È uno strano libro, questo, controllatissimo eppure capace di azzardare, di stupire con una parola leggera, ricca di coraggio, di inventiva e di immaginazione. Due grandi vettori tematici, narrativi e simbolici si fronteggiano in 'Krill', dando origine a una stupefacente metamorfosi. C'è un luogo di pena: il nosocomio Villa Serena, dove la signora Dina, protagonista del poemetto, si allontana in una lentissima agonia, fatta di sospiri e di cori misteriosi, cui assistono impotenti il figlio e un'altra anziana signora, Maria Gentilini. E c'è il mare assediato da una gigantesca chiazza di petrolio, il disastro della piattaforma Deepwater Horizon, la chiazza/bara che si estende, la superficie delle acque che si fa nera. Ma il mare è anche il luogo mentale o simbolico che chiama la signora morente. Ed ecco, lancinante, la metamorfosi: la signora Dina diventa una balena, fugge dall'orrore petrolifero, s'inabissa, cerca le correnti, si dirige senza saperlo verso il krill, il nutrimento che innescherà forse una rinascita, schiuderà un oltre. E con lei ogni cosa si trasforma in un canto sommesso, disperato eppure luminoso, in cui la musica e il ritmo sollevano le parole in un piccolo volo. È un libro felice, questo, malgrado il dolore, la consunzione e la morte; ed è felice perché felici e giuste sono le parole che lo compongono, e che si stenta a credere siano state trovate da un autore così giovane, in un esordio tanto inatteso e tanto sorprendente." (Fabio Pusterla)