Tab Article
L'amore, la musica, la guerra. Cosa c'è di più sconvolgente, meraviglioso, tremendo? Ci sono questi racconti di Boris Vian. Sconvolgenti come una notte trascorsa a covare mine dopo una cena con zuppa di mostrine, come una discussione chiusa su accordi di quinta aumentata, come biglietti falsi del treno, che valgono più di quelli veri. Meravigliosi come il mondo girato in lungo e in largo dal Maggiore, che tutto ha visto, amato ma inesorabilmente distrutto, e ora sbuca in ogni racconto con le sue follie; meravigliosi come ragazze di Tahiti, i loro canti e i loro seni scoperti, amplessi in camere volanti con vista su ogni luogo... e certamente tremendi: come la guerra appunto, come una vita piena di edifici del Partito conformista, idraulici malvagi, fornai a caccia di sudore della fronte con cui condire il pane. I racconti delle "Formiche" sono come la vita di Boris Vian: brulicanti di personaggi teneri e folli, di situazioni che lui stesso avrebbe definito "totalmente reali, perché me le sono inventate da capo a piedi".