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Un paese sommerso dall'acqua per costruire una diga. "La mia casa si chiama Resistenza e qui tendo l'orecchio/se mai da sotto suonasse qualcosa/un rintocCO o un tintinno subacqueo"; la beffa archeologica dell'uomo di PiltdowN. "Nei giorni dissipativi/negli anni di quadriglia e di trincea,/io sono la musica finta degli eoni,/un sogno d'avvocati e gesuiti"; la prima raffigurazione nota del volto femminile: la poesia di Fabio Pusterla fruga tra le eccezioni, le anomalie, gli scarti rivelatori. Sa che "lo sguardo fa male/se non mente" di fronte all'operaio caduto da un'impalcatura, all'ultimo viaggio dei maiali portati al macello, alle implorazioni e ai lamenti lanciati nell'etere o affidati a un messaggio infilato tra le pagine di un libro. Approda alle pietraie scoscese annusando con occhi di lupo magro il sole dell'alba che disseta i merli, si tuffa negli abissi marini per accogliere l'aereo che precipita e che "lento e deciso cala oscillando verso zone sconosciute,/traversa le alghe e i sargassi,/colonie di molluschi, torpedini,/trapassa le correnti, si conficca nei fondali/di sabbia e di roccia primaria,/giunge all'origine dei pesci progenitori/degli anfibi e dei rettili,/progenitori degli uccelli e degli angeli/e degli uomini smarriti".