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Alla fine dell'Ottocento, il fisico tedesco Ludwig Boltzmann (1844-1906) fu ospite, per un ciclo di lezioni, dell'Università di Berkeley, in California. Da questo viaggio trasse lo spunto per un piacevolissimo resoconto, che si caratterizza soprattutto per la felice commistione di ammirazione e di ironia. Vastità degli orizzonti naturali, grandiosità architettoniche e urbanistiche, opulenza delle condizioni di vita, ricchezza delle istituzioni scientifiche: inevitabilmente e quasi di necessità il discorso scivola, più o meno esplicitamente, sul confronto tra vecchio e nuovo mondo. Boltzmann non ha la superficialità dello scienziato distratto, ma mostra una sensibilità poetica imprevedibile e una grande attenzione ai dettagli che gli permettono di costruire un quadro sincero e partecipe dei luoghi visitati. Così lo sguardo di Boltzmann diventa lo sguardo emblematico dell'europeo sugli Stati Uniti, di cui rileva soprattutto contraddizioni e ingenuità, presunzioni e grandi prospettive.