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"...Un'area industriale dismessa, non diversamente da un castello diroccato o da un quartiere bombardato, può assumere funzioni diverse da quelle originarie senza per questo smettere di essere luogo e segno della memoria; oppure essere abbandonata all'opera del tempo e rimossa dallo sguardo, fino a diventare un vero e proprio buco nero del territorio e della memoria, e come tale infestato da muti fantasmi: nel caso della SNIA, fantasmi di coloro che vi hanno lavorato e vissuto, approdandovi generazione dopo generazione da luoghi sempre più lontani; e fantasmi di coloro che clandestinamente vi transitano, apparendo e svanendo nel nulla, tra sgomberi e ruspe". L'autrice ha dato voce a coloro che hanno lavorato alla SNIA e "vissuto" con la SNIA, coloro che sono passati lasciando il labile segno di una vita di lavoro, fatta di drammi e di gioie private. Vite che hanno incontrato altre persone, altre vite, in epoche che appaiono ormai lontanissime.