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"Sono nato sensibile ma è la prima volta che sento che ciò sia un vanto, un dono. Proprio scrivendo queste righe, mi rendo conto di quanto erroneo sia sempre stato il mio convincimento che sentirsi sensibile è una cosa da nascondere, come la confessione di un delitto verso la società. Da sempre ho sentito ogni particolare, ogni parola, ogni istante come troppo importanti per dedicargli quell'atteggiamento superficiale che le masse, la gente, dedica ai rapporti umani e alle cose. La ricerca dell'utile, il fine utilitaristico dell'uomo moderno sembra spesso l'unico motivo per cui noi dovremmo osservare il mondo, farci un'opinione, provare emozioni e desideri. Nel nostro tempo questo è addirittura codificato nei mass-media, in tv, al cinema. Fare per avere, produrre, sono must have di qualsiasi conversazione, di qualsiasi parola pensata o espressa. Il comandamento per cui bisogna sempre un poco fingere che dell'altro in realtà non ci freghi nulla, che gli altri sono importanti solo perché ci servono, ci sono utili, io l'ho sempre istintivamente sentito come una forzatura del mio animo." (L'autore)