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Nell'ultimo decennio il concetto di empatia ha guadagnato un'attenzione crescente nel mondo delle scienze umane, come una modalità responsabile di stare al mondo e di relazionarsi con gli altri. Naturalmente non sono mancati sostenitori e detrattori, convinti che si possa praticare un eccesso di razionalità (prima via) o di emotività (seconda via). La filosofa americana Gruen confuta questa posizione e propone il concetto di «coinvolgimento empatico», una percezione partecipe focalizzata sul raggiungimento del benessere dell'altro. Un processo esperienziale che implica un insieme di emozione e cognizione, attraverso cui siamo consapevoli di intrattenere relazioni e veniamo invitati a essere attenti e responsabili, prendendoci cura di bisogni, interessi, desideri, debolezze, speranze e sensibilità altrui. Un processo a cui ci si educa progressivamente prendendo le distanze da sé, per far spazio al nostro sé migliore, aperto all'altro. Solo così diventeremo realmente «empatici», in grado di ridefinire la nostra relazione con gli altri, umani e animali, e di far fronte alle grandi sfide (conflitti internazionali, povertà, sostenibilità ambientale). Perché praticare l'empatia nel modo corretto significa dare linfa alla speranza di un mondo migliore.