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Per molti anni gli abitanti della città sabauda sono stati considerati degli individui ombrosi, schivi e propensi a una dannosa introspezione. Eppure Gozzano definiva Torino "città favorevole ai piaceri", ne cantava i caffè eleganti in cui osservare le madamine intente ad assaporare le "bignole", quelle paste piccole e cremose che soltanto a Torino si possono trovare. Quand'era lontano ne provava nostalgia, la definiva certo "un po' provinciale", ma "d'un tal garbo parigino". Lui aveva capito Torino e l'amava, anche con i suoi difetti. Così Torino, spesso definita "magica", ha finito negli anni con l'essere più famosa per il suo glorioso passato che per il suo fulgido presente. Negli ultimi dieci anni invece Torino è cambiata, ricreandosi una nuova identità, arricchendo la sua offerta culturale, ridisegnando il suo tessuto urbano. E dopo il grande successo mediatico delle Olimpiadi Invernali nel 2006, i torinesi hanno preso coscienza di sé e della città: forse, dopo un lungo periodo di letargo, si sono svegliati e sono pronti alla riscossa.