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A distanza di mezzo secolo dal Concilio Vaticano II, che ha definito la liturgia prima e indispensabile sorgente della spiritualità cristiana (SC 14), come valutare il rapporto tra liturgia e vita spirituale? Uno sguardo congiunto alle diverse proposte di spiritualità e al panorama delle nostre liturgie permette di cogliere alcune questioni di sicuro interesse pastorale. La prima riguarda l'effettiva integrazione dell'esperienza liturgica nei cammini della spiritualità cristiana, tanto sul versante della riflessione quanto sul versante della pratica. Siamo eredi di una modernità che ha guardato con un certo sospetto la dimensione rituale dell'esperienza della fede, come se fosse insufficiente per un cammino di appropriazione personale che cerca le sue sorgenti e le sue vette altrove: nelle Scritture, per esempio, oppure nell'esperienza mistica, o nell'impegno di fare della vita quotidiana un culto spirituale. Se la storia della spiritualità cristiana ci consegna una serie di incontri mancati, il movimento liturgico rappresenta il primo tentativo sistematico di ripensare il rapporto connaturale che si dà tra esperienza della fede e esperienza liturgica. Nel solco di tale movimento, il corso residenziale si propone di istruire il confronto con gli esiti di una Riforma liturgica tuttora in cammino, aperta verso una nuova stagione di affinamento e approfondimento. La domanda essenziale che guiderà la riflessione è a quali condizioni la partecipazione liturgica possa costituire un'autentica e profonda esperienza del culto spirituale, in spirito e verità.