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Sotto le suadenti spoglie della Festschrift, arricchita fra l'altro da un ampio apparato fotografico, questo volume getta le basi per un'ormai indifferibile riflessione - sia in chiave musicologica che esperienziale - sulla funzione socioculturale dei grandi complessi da camera fioriti in Italia nella seconda metà del secolo scorso, prendendone a modello uno in particolare: I Solisti Aquilani, nati nel 1968 dall'incontro fra Nino Carloni (1910-1987), il visionario artefice del sistema musicale che tuttora anima e qualifica la città dell'Aquila, e Vittorio Antonellini (1936-2015), il direttore d'orchestra e manager sagace che ne ha saputo pazientemente portare a regime le componenti produttive. I contributi raccolti, che per una suggestiva coincidenza sono quindici come i membri del complesso odierno, spaziano dal saggio storico all'indagine sul repertorio, dall'aneddotica alle questioni di attualità, dallo scavo documentario alla testimonianza diretta, formando nel loro insieme un prezioso antidoto alla perdita di memoria che incombe sull'ente.