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La "Constitutio Antoniniana", a milleottocento anni dalla sua promulgazione, continua a suscitare grande interesse e a porre interrogativi allo storico contemporaneo. Il celebre editto di Caracalla del 212 d.C., con la densità delle questioni correlate, appare emergere indenne dall'azione corrosiva del tempo e, nella consistenza degli effetti innescati, è stato un decisivo vettore di cambiamento sociale. Partendo da questo dato, il libro ne indaga l'influenza secondo due direttrici: una, ideologico-culturale, in cui rilevante appare la concezione stoica con le sue istanze cosmopolitiche, l'altra, più specificamente religiosa, in parte non ancora esplorata, relativa agli effetti prodotti da un provvedimento di tal genere sulla realtà del cristianesimo, nella sua tensione espansiva e universalistica. La "modernità" dell'editto di Caracalla, sul piano della cultura giuridica e storico-politica e della prassi conseguente, è legata, allora come oggi, alla forza innovativa insita nelle idee di "patria communis" e di "cittadinanza aperta".