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"I nostri lunghi millenni" è indirettamente ispirato al testo del notissimo storico inglese E. J. Hobsbawm, "Il secolo breve". Tra scienza, filosofia e cultura della storia, Galzenati muove dalle tematiche che più hanno interessato il dibattito del pensiero umano lasciandosi guidare da un approccio di ordine filosofico che beneficia del conforto delle scienze moderne, e in particolare della più recente fisica teorica. Il programma di "comporre un quadro del nostro mondo esente dalle fragilità e inadeguatezze del cosiddetto materialismo tradizionale" si snoda nel capitolo centrale del testo, dove è ricostruita la storia della cultura dell'uomo attraverso i suoi grandi protagonisti e le rivoluzioni che hanno determinato i successivi passaggi ad "una - lungamente attesa - modernità più evoluta". L'interrogativo di Camus, se la vita valga la pena di essere vissuta, nell'ultimo capitolo, va a concludere un testo che si compone prevalentemente di osservazioni, riflessioni, idee immediate che lo stesso autore ama considerare degli 'aforismi', secondo l'esempio di Guido Piegari, per il quale tutto il mondo reale prende forza dall'esperienza storica.