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Anche se dal settentrione etrusco e dal mezzogiorno greco venivano ai Romani ideazioni e rappresentazioni di Eracle visto come eroe protetto da Fiera, per secoli i Romani resistettero all'influsso delle civiltà vicine, conservando il loro culto di una suprema divinità ctonia, Ercules il cui nome poteva apparire analogo a quello di Erakles solo a una superficiale filologia. La coppia divina dei Romani, e di altri centri laziali, era formata da Ercole e dalla dea celeste Diana (Diviana): si trattava di culti aniconici. Quando si cominciò a sentire l'esigenza di immagini divine, si mutarono le rappresentazioni dei vicini, senza percepire la profonda differenza del caso di Ercole, che non aveva nessun rapporto con Herakles.