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"Tra il fallimento e l'architettura intercorrono molte, forse addirittura troppe, relazioni e così penso che bisognerebbe indagarne una marginale e poco osservata. Il fallimento che mi interessa non è la storia di un insuccesso legato ad una attività materiale ed economica bensì un interstizio mutevole e indefinito che, credo, sia alla base dell'attività progettuale. Il dissesto si lega all'immaginazione, al suo rapporto con la realtà e col presente. Spesso incarna una condizione di inconciliabilità tra le idee e la loro trasformazione in sostanza plasmabile. Questa distanza, tanto più ci appare immensa e incolmabile, quanto più evoca un inconscio pericoloso e umbratile. E come trovarsi - di colpo - al cospetto di una equazione irrisolvibile, interessante e fascinosa proprio per questo suo statuto sfuggente, per la capacità di schivare ogni soluzione logica. Nel medioevo, come scrive Umberto Eco, ci si imbatte in 'enciclopedie, Imagines mundi, che cercano maggiormente di soddisfare il gusto del meraviglioso, raccontando di paesi lontani e inaccessibili, e questi libri sono tutti scritti da persone che non avevano mai visto i luoghi di cui parlavano, perché la forza della tradizione allora contava più che l'esperienza'." (Dal testo di Cherubino Gambardella)