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Cento anni fa, la Val Pellice si entusiasmava per l'arrivo della luce elettrica e del telefono (salvo lamentarsi per i disservizi), sognava un collegamento con la Francia, aspirava a incrementare il turismo, si commuoveva per i suoi figli morti nella guerra di Libia, si infervorava per le battaglie politiche tra liberali, radicali, cattolici e socialisti, si assiepava nei cinematografi allestiti presso i bar, si inorgogliva per un pionere dell'aviazione, suo figlio adottivo. Dalle pagine ingiallite dei settimanali della Val Pellice, Daniele Arghittu ripercorre il quinquennio di transizione dall'ottimismo della Belle Époque al dramma della Grande Guerra - i cinque anni dal 1910 al 1914 - facendo riemergere, con tutta la loro carica vitale, storie di vita quotidiana e sogni di realizzazioni future talvolta bruscamente interrotti dallo scoppio del conflitto mondiale.