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Il presente lavoro sulle copie cinquecentesche del perduto canzoniere di Bernart Amoros vuole essere un primo significativo contributo a uno studio complessivo di questa notevole raccolta trobadorica. Noto sin dalla descrizione della prima parte Riccardiana da parte di Wilhelm Grützmacher (1863), poi edita da Edmund Stengel (1899-1900), e riportato all'attenzione degli studiosi dalla scoperta della seconda parte Estense a opera di Giulio Bertoni (1899), il canzoniere di Bernart Amoros resta a tutt'oggi ancora poco conosciuto, nonostante la sua importanza nella tradizione manoscritta dei trovatori per la quantità dei testi conservati e per le lezioni che li caratterizzano e che, secondo il giudizio di d'Arco Silvio Avalle (1961), possono essere fatte risalire «a fonti assolutamente autentiche». Sono qui offerte, secondo le finalità del progetto «INTAVULARE», una Descrizione delle copie cinquecentesche insieme alle tavole dei contenuti e alla tavola ricostruita del modello, quel libro Strozzi (dal nome della celebre famiglia fiorentina che l'aveva a disposizione) di cui, dopo la trascrizione effettuata tra 1588 e 1589 a Firenze per conto di Piero del Nero, si sono perdute le tracce.