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Debiti mai saldati, investimenti senza senso, prestiti di cui non c'è traccia, operazioni clandestine e trasferimenti sottobanco: il denaro è un flusso che invade l'intero romanzo, e la vera ossessione dei suoi personaggi. Che sia una puntata al casinò, un viaggio in taxi verso la costa o l'acquisto di una casa al mare, il denaro non è altro che perdita. Scomponendo un fenomeno sociale nell'esperienza individuale del protagonista, Pauls narra un paese in cui il denaro non conta assolutamente nulla, eppure resta l'unica cosa che importa. Dopo "Storia del pianto" e "Storia dei capelli", Alan Pauls conclude con "Storia del denaro" la sua «Trilogia della perdita», dedicata agli anni Settanta in Argentina che, come scrive Giorgio Vasta, sono «una febbre della Storia che la lingua di Pauls fa esistere in tutta la sua cupa esuberanza».