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Come mai - e soprattutto, 'in che senso' - nel cuore di uno dei paesaggi più famosi del mondo, quello di Pienza e della Val d'Orcia, covano nostalgie per quando non si era moderni, o per un tempo nel quale si viveva in disparte dai flussi del turismo nazionale e internazionale? Nell'epoca in cui il patrimonio culturale appare sempre più un terreno di confronto, scelta, ridefinizione delle identità locali, la nostalgia diventa qualcosa di simile a una 'macchina' per pensare il passato, il presente e il futuro del proprio territorio. Un'autointerpretazione nella quale confluiscono processi locali e globali, discorsi intimi e immagini illustri, pratiche della vita quotidiana e punti di vista degli studi sociali, e che viene qui presa in esame con gli strumenti dell'antropologia riflessiva e degli studi culturali.