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Il pensiero di Alda Merini attraverso la riscrittura di undici testi composti durante il ricovero nel manicomio di Taranto, tra il 1985 e il 1986; questi testi furono poi donati dalla poetessa all'autore, che qui li rivisita e rielabora in chiave lirica. Chiude il libro un dialogo immaginifico tra i due che accompagna il ricordo di un viaggio in macchina realmente avvenuto, durante il quale la Merini non parlò molto, se non della sua paura del buio. A dieci anni dalla morte, Michele Caccamo rende omaggio alla sua persona e alla sua opera che più di molti altri artisti del verso rielaborò quella dissociazione tra la mente e il corpo, quella condizione di attenta stravaganza, quella emancipazione di pensiero che la poesia libera e conferma.