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Davide vive nella borgata di una piccola città siciliana, in una provincia avvolta nei suoi miseri rituali: la processione dell'Addolorata, la gara di sosia di Raffaella Carrà, le sanguisughe per i salassi, la perdita della verginità con le prostitute del lungomare. Una provincia in cui l'attualità degli anni Settanta filtra attraverso la televisione e i giornali, ma rimanendo in sottofondo, mai protagonista. Davide è un bambino prigioniero: di un'infanzia che sembra non finire mai, della vita degradata della periferia, di un padre violento che lo considera senza spina dorsale, un buono a nulla, una "minchia di mare". Il suo passaggio dall'infanzia all'adolescenza sarà costellato da goffi tentativi di fuga dai risvolti grotteschi. Con la musicalità della lingua siciliana, Arturo Belluardo ci accompagna in uno scavo agrodolce dell'archeologia sentimentale, tra comicità e tragedia.