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Un racconto autobiografico, l'unico nella produzione di Salgari, in cui il creatore di Sandokan riporta alla mente i giorni della sua giovinezza, quando lasciò la città per vivere in campagna e fondare la Topaia, piccola comunità artistica di impronta bohémienne. Sulle orme dei protagonisti della vita goliardica, rocambolesca e intellettuale della Parigi di Murger, che Puccini contribuirà a rendere celebre nell'immaginario comune, anche i giovani italiani vissero la loro bohème, tra bevute, musica, espedienti per sbarcare il lunario e non pagare l'affitto. Ma come nella Bohème originale, in cui il freddo alla fine arriva alle porta di Rodolfo e Mimi, anche questo scritto di Salgari è percorso dalla malinconia per una fase spensierata della vita ormai perduta.