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L'ipotesi Dio, che sembrava tramontata con i maestri del sospetto (Marx-Nietzsche-Freud) egemoni nella cultura di gran parte del Novecento, torna a riproporsi come centrale in questa nostra epoca post-moderna. Da una parte, infatti, essa è oggetto di nuovi attacchi da parte dei sostenitori di un ateismo intransigente, che dichiara di essere sondato sulle scienze, dall'altra viene riproposta come giustificazione di atteggiamenti e di culture tradizionaliste, che ripropongono la contrapposizione tra scienze e fede, ma con un segno opposto rispetto ai sostenitori dello scientismo, in quanto negano risolutamente il senso e la portata delle scienze e delle conquiste politiche e civili della modernità e la loro rilevanza per il pensiero religioso. Contro queste due impostazioni si riscoprono oggi quei pensatori che, pur nella comprensione della autonomia e irriducibilità delle scienze e della fede, dell'immanenza e della trascendenza, hanno cercato di ristabilire una dialettica feconda tra questi due piani. Tra i filosofi europei di questo orientamento un posto di primo piano spetta all'italiano Pietro Prini (1915-2008;, allievo di Gabriel Marcel, amico di Ricoeur, esponente di spicco, insieme a Pareyson, dell'esistenzialismo cristiano in Italia. Ingiustamente dimenticato dopo la pubblicazione del volumetto su "Lo scisma sommerso", 1998-1999) un libro che può essere considerato profetico, Prini appare oggi come un riferimento ineludibile per un pensiero religioso, e in particolare per un Cristianesimo cattolico, che non voglia chiudersi ai segni dei tempi. I saggi raccolti in questo volume intendono presentare al lettore alcune decisive sfaccettature del pensiero del filosofo, che i recenti cambiamenti intervenuti nella Chiesa rendono di grande attualità.