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L'Acropoli e l'Arco Felice, i due imponenti monumenti geografico-architettonici che identificano Cuma alla grande scala, esprimono simbolicamente non solo la continuità dialettica tra città-stato greca e città-territorio romana, ma anche e soprattutto il conflitto fisico e concettuale tra queste due opposte idee di città. È questa la prima intuizione analitica e interpretativa suggerita da una rilettura a sfondo progettuale che utilizza gli strumenti conoscitivi logici e analogici dell'Architettura per riscoprire l'identità mitica della polis greca tra i molteplici significati accumulati nel paesaggio archeologico di Cuma. La sintesi sperimentale dei risultati conoscitivi, basati su questa chiave di lettura, costruisce una 'Cuma analoga' che, riconoscendo nella microtopografia dei siti le 'stanze' di un eco-museo diffuso, rivela l'avvicendarsi di miti tuttora latenti nei palinsesti stratificati nelle forme del paesaggio. Così il racconto della storia conflittuale di Cuma reinventa le corrispondenze relazionali di contesti ordinari e degradati, restituisce al glorioso sito di Cuma il suo valore di nucleo originario e simbolico della neo-nata metropoli partenopea.