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Architetto, vedovo, alle soglie della terza età e con una figlia che vive all'estero, Tommaso Ponte trascorre le sue giornate dense di impegni tra il lavoro e le sue meticolose abitudini domestiche. Ultimo esponente di una ricca e colta famiglia dell'alta borghesia milanese, ha da poco ereditato tutte le sostanze di una facoltosa zia, della quale era stato il nipote prediletto. Poco importa però a Tommaso del denaro; quello che davvero gli interessa è la dimensione interiore, dei ricordi e degli oggetti che ne sono espressione e testimonianza. Così è il suo carattere, solitario e incline alla meditazione, quasi un moderno stilita, nella sua casa all'ultimo piano della torre Rasini di Porta Venezia. A un certo punto però, forse per uno strano scherzo del destino o per una specie di contrappasso, anche la vita più lineare e "ordinata" può cedere il passo al disordine, ad uno strano fermento che agisce sotterraneo. Con il suo secondo romanzo, Carlo Nardi, architetto egli stesso, ci fa entrare nel mondo intimo e privato del suo "personaggio-collega" e ci mostra, con discrezione, che tra tanti "maestri", riconosciuti e quasi venerati, ci sono uomini che lasciano le loro tracce lontano dai riflettori.