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Il viaggio di cui mi parli, Odisseo, sorge dall'uso improprio di tutte le parole. La tua guida conduce dentro i focolai della materia, nelle intense fessure che trasformano l'acqua in terra bruna. Ecco perché chiedo che la tua parola possa parlarmi e che la parola possa definirti. Anche una parola inesatta, schiacciata, frantumata; anche le tracce più piccole. Il nostro essere comincia a vivere solo quando la parola può costruire l'essenza. Non sono che un essere, trattenuto nel modello dell'essere, nell'imprevista sostanza rarefatta e incontenibile, interposto tra gli esseri naviganti e il travaglio delle voci nulla e tutto.