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A oltre cinquant'anni dalla sua scomparsa, Beppe Fenoglio (Alba 1922 - Torino 1963) ha ottenuto piena consacrazione e viene reputato un classico del nostro Novecento. Ma non è stato sempre così. Un quadro ben diverso prese forma nel 1952 intorno alla pubblicazione del suo primo libro, "I ventitre giorni della città di Alba", accompagnata da incomprensioni ed equivoci, oltreché dai feroci attacchi di una parte della critica, ostile per motivi ideologici alla rappresentazione che Fenoglio dava della Resistenza. Questi nodi problematici sarebbero perdurati fino a diventare costitutivi della figura dell'autore, condizionando lo sviluppo della sua opera come anche la valutazione a cui essa sarebbe stata sottoposta. Uno dei principali intenti del presente testo consiste proprio nel rilevare la ricaduta negativa che l'accidentata fase dell'esordio ha avuto sull'attività di Fenoglio, e quanto egli ne sia stato deviato e penalizzato, anche rispetto al suo destino di scrittore postumo. Larga parte delle sue opere ha visto infatti la luce soltanto dopo la precoce scomparsa, dando il via all'estenuante querelle sulla loro datazione che per decenni ha monopolizzato l'attività critica. Anche a ciò si deve che alcune di esse non siano state ancora sottoposte a uno studio mirato e approfondito, come appunto "I ventitre giorni della città di Alba", a cui per la prima volta è qui dedicata un'intera monografia.