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Rio Bo («Tre casettine / dai tetti aguzzi»), La fontana malata («Clof, clop, cloch»), Chi sono? («Chi sono? / Il saltimbanco dell'anima mia»): giocoliere irriverente e spericolato, come l'aereo omino di fumo protagonista del romanzo "Il Codice di Perelà", il fiorentino Aldo Palazzeschi (1885-1974) è autore poliedrico, poeta e narratore controcorrente. Dalle avanguardie storiche a inizio secolo, tra suggestioni crepuscolari (I cavalli bianchi) e futuriste (L'Incendiario), è approdato in piena maturità alla stagione tra le due guerre (Stampe dell'800, Sorelle Materassi, Il palio dei buffi ), per poi rinnovarsi, nel periodo della Neoavanguardia e dopo il Sessantotto, con una sempreverde energia inventiva. Ha attraversato l'intero Novecento, tra epoche e climi culturali diversi, ma ha sempre fatto parte per sé, rifiutando etichette d'appartenenza a qualsivoglia schieramento letterario. Da irriverente malpensante, ha sempre difeso il proprio talento nel sovvertire mode e parole d'ordine suggerite dalla cultura dominante. Imprendibile Palazzeschi. Quando sembra di averne catturato ogni segreto, ecco che sfugge e vola via, leggero e multiforme come Perelà, lasciando dietro di sé l'eco di una risata: divertita, irridente, sarcastica, liberatoria? Lo spettacolo stupefacente del mondo lo incanta e lui possiede il dono raro di saperne godere la messinscena piú variegata, multicolore, cangiante. Il fatto è che ama e valorizza la diversità, l'imprevedibile varietà, il movimento. E in piú possiede la virtú preziosa dell'autoironia. Al tempo stesso, però, scruta con sofferenza le ombre e le pene che angustiano la realtà d'ogni giorno. Ma aspira a un punto alto d'osservazione che gli consenta di convertire in gioia anche la sostanza dolente del vivere e dell'esistere: «Muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia / è infinita / come la vita».