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Aprire un libro di Lia Lo Bue equivale a varcare una soglia, significa aprire uno spiraglio verso un mondo parallelo che ci costringe a cambiare prospettiva sull'esistenza. Già autrice apprezzata di versi e prose nei quali rifonde la propria vita trasfigurata dal sogno e da un genio folle in bilico tra l'affannosa ricerca di un senso e la felice certezza di un oltre, in questa raccolta Lia Lo Bue si apre all'indagine sulle meraviglie della morte. L'evento fatale e necessario, occorre precisarlo fin da subito, non assume alcuno dei consueti toni luttuosi, ma è indagato per mezzo della curiosa dimensione della meraviglia, di uno stupore ingenuo, il solo atteggiamento che ci consenta di schiudere la verità innervandola della gioia della luce. La morte, sembra dire Lia tra i versi, non è un pensiero, ma il pensiero; la morte propria, e non soltanto l'altrui, la morte che occhieggia furtiva dopo un incidente grave o nel manifestarsi di una cancrena, ci apre la mente e ci consente di assegnare il giusto valore al corpo e all'anima.