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Il libro rappresenta un tentativo di reazione al modo sciatto con cui si fa ricorso alla cultura antichista come fonte di citazioni dotte: la pratica, nella sua grossolanità e con i suoi errori madornali, ingenera solo una 'triste comicità'. L'antico, insomma, (Radio, TV e giornali ne offrono ricchissimi spunti) è diventato un supermarket dal quale si prelevano notizie storiche o riferimenti che vengono usati senza il minimo rispetto della correttezza dell'informazione. Nel corso degli ultimi anni l'autore ha raccolto un florilegio di strafalcioni presentati con il crisma dell'autenticità dall'autorità di chi li propalava come verità e da quella del mezzo giornalistico o radiotelevisivo da cui venivano diffusi. Le 'bufale' sono state poi sistemate per genere: si passa dal Minotauro ad Atlantide, dalla reggia di Ulisse al cavallo di Troia, alla patria di Aristotele, una vera giostra di barzellette involontarie che procurano indignazione in chi crede nella serietà della cultura umanistica. In chiusura si trova un saggio sulla memoria dei luoghi che sono la migliore forma di tutela del nostro patrimonio, oltre a rappresentare uno dei livelli più alti del nostro rapporto con il passato.