Tab Article
Molti anni sono passati da quando, nell'agosto del 1975, "[...] mentre erano in corso alcuni lavori di restauro nell'antica casa colonica dell'Arnajo, nella campagna di Sassofortino [...]", vennero alla luce, protetti da un involucro di tela e pece, i componimenti di Bonario da Sassoforte, "[...] un poeta sconosciuto, dunque, che, dalla materia trattata, dev'essere vissuto nella prima metà del Trecento [...]". Molti anni sono passati, si diceva, e, ancora, in seguito a lavori di ristrutturazione dell'ala est del podere - lavori eseguiti dall'ottimo e competente muratore albanese Alfred Uka -, è venuto alla luce un nuovo componimento poetico. Inattesa e grande è stata la sorpresa, ma ancor più grande è stato lo stupore nello scoprire che il poemetto - perché di questo si tratta - non porta la firma di Bonario, ma quella decisamente più prestigiosa di Cecco Angiolieri. Così Gioxe De Micheli, curatore de I canti dell'Arnajo di Bonario da Sassoforte, introduce la canzone delle gesta di Cecco Angiolieri all'assedio di Fornoli. Cecco in realtà tenta di schivare l'assedio e si rifugia tra le cose che ha care: il vino, le donne, il gioco.