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La crisi economico-finanziaria esplosa nel 2008 è stata anche, almeno in Europa e sicuramente in Italia, una crisi di ciò che restava del Welfare State. Alla catastrofe di uno Stato incapace di erogare servizi secondo il principio dell'universalità e di un mercato inadatto a rispondere efficacemente a bisogni sociali tanto urgenti si è opposta una fitta, differenziata e ambigua batteria di "pratiche di resistenza". Gruppi informali e spontanei di attori hanno cominciato a dare vita a nuove pratiche di solidarietà e a sperimentare l'autorganizzazione per rispondere a bisogni fondamentali individuali e collettivi. La cooperazione sociale - istituendo processi collaborativi e di condivisione, mescolando esperienza, diritto, affetti, ingegno - è diventata la premessa e l'operatore di una diversa distribuzione di costi e benefici e di una nuova organizzazione di bisogni e servizi. I saggi raccolti nel libro cercano di tracciare, da prospettive disciplinari diverse e formulando diagnosi non necessariamente convergenti, una prima cartografia critica di tutte quelle "pratiche, invenzioni e istituzioni" che la cooperazione sociale inventa e istituisce ogni giorno dentro e contro la crisi. Si tratta, in ultima istanza, di riconoscere - e valutare criticamente - quanta e quale politica è prodotta dal e nel sociale.