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«Lo avevo già incontrato una o due volte, senza che i nostri colloqui fossero approdati a granché, avendolo trovato sicuramente affabile e amichevole, ma tutt'altro che incline a conversare di argomenti come la poesia o la metafisica, finché, durante una delle mie escursioni pomeridiane della domenica, due o tre miglia fuori da Washington, mi imbattei improvvisamente in lui mentre camminava su un sentiero tra gli alberi, con un tascapane stracolmo che gli pendeva dalle spalle e le tasche del soprabito anch'esse gonfie. Era diretto verso un ospedale militare dei dintorni e col suo permesso lo accompagnai». Nacque da questo incontro il primo scritto biografico su Walt Whitman, un ritratto artistico e umano frutto di quella che sarebbe diventata la duratura amicizia con John Burroughs. In queste pagine, pubblicate nel 1867, l'autore di Foglie d'erba viene raccontato nell'uomo e nell'opera, in un dialogo costante con l'amico. Alla stesura del testo collaborò estensivamente - e anonimamente - lo stesso Whitman, che lo revisionò più volte, in parte riscrivendolo, modificandone diverse sezioni e suggerendone delle altre. Così, quasi a quattro mani, l'esistenza artistica e privata di Whitman si delinea tra le pagine, in un ritratto-autoritratto tracciato en plein air del "poeta-profeta" americano.