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È bastata una telefonata. Quella di un vecchio amico che non sentiva dai tempi del liceo. Vent'anni che non si fa vivo e adesso, bello fresco, quello gli viene a raccontare di un omicidio. Dice che si chiamava Lourdes. Questo è, anzi era, il nome della ragazza e di mestiere faceva la prostituta. Hanno ritrovato il suo corpo steso sull'erba nei giardinetti di piazza Castello. Meglio non scendere nei particolari ma, a suo parere, la tecnica dell'omicidio è insolita. A prima vista sembra essere stata vittima di un pestaggio finito male. Ma questa, assicura, non è la causa della morte. Non è andata così. E la vicenda presenta ben più di un lato oscuro. E poi c'è più di un motivo per legare questo delitto ad un altro compiuto appena un mese prima sulle colline dell'Oltrepo. Il nome della poverina era María Luz, e nemmeno a farlo apposta, era colombiana, proprio come Lourdes. Un bel caso. O un bel casino, per un giornalista incauto come Dante Ferrero, bravo a cacciarsi nei guai come i lagotti sono bravi a scovare le trifole. Avrà ragione Mercy, la sua ragazza dagli occhi verdi e il culo a mandolino, quando sostiene che si tratta del crimine compiuto da una mano esperta? Oppure ha visto giusto quella vecchia cariatide del Gaeta, secondo cui l'omicidio è frutto di una mente malata? Perversa. Contorta. Voghera è il palcoscenico allestito per questa macabra sceneggiatura noir. Una città di provincia. Come tante. Come tante paciosa. Tranquilla.