Tab Article
La diversità non è più quella di una volta: è più ampia, più forte, più strategica. Inizialmente, con diversità si intendeva la deviazione dalla norma rispetto ad alcune dimensioni definite (per esempio nell'orientamento sessuale, nell'abilità o nel credo religioso) e, conseguentemente, i "diversi" erano alcune categorie di persone chiaramente identificate. La diversità era circoscritta e, volendo, evitabile. Oggi la si definisce, in modo più ampio, come qualsiasi differenza rilevante che una persona ha rispetto al gruppo con cui interagisce e che sia in grado di influire sulla sua accettazione, efficacia, soddisfazione o sviluppo. La diversità è effettivamente aumentata e, sostengono gli autori di questo libro, premia l'organizzazione che la incoraggia e la pratica. Non si tratta solo di un esercizio di correttezza: oggi sappiamo che disporre di risorse umane diversificate a tutti i livelli è un vantaggio competitivo perché permette di approfittare pienamente dei talenti, di rispecchiare il mercato, di decidere meglio e di innovare di più. E dunque un argomento strategico sempre più discusso nelle stanze dei bottoni e la maggior parte dei Ceo monitora attentamente la situazione delle proprie organizzazioni, per dare le linee guida e porre i principali obiettivi.