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La gente di mare, l'epopea dei transatlantici, la propria città. Tre sono le realtà che questo autore ha voluto omaggiare nella sua opera prima. Troviamo descritti con efficacia il sacrificio e il sudore che comporta l'andar per mare, ma anche l'orgoglio del risultato, la sensazione diffusa, dal più umile e giovane dei mozzi, al più blasonato dei comandanti, di far parte di un tutto, di essere artefice, a pari merito con gli altri, dell'impresa più grande, che poi alla fine è la vita stessa. I transatlantici, inoltre, sono la personificazione della nostalgia per un mondo epico che non c'è più, definitivamente pensionati dai Boeing 707 e dai Douglas DC8, restano vivi solo nelle fantasie di alcuni anziani marittimi e nelle loro struggenti nostalgie di giovinezza. Infine Genova, la città dell'autore, rappresentata in un periodo in cui i ponti non cadevano e i traffici portuali prosperavano, in un tempo in cui i nostri nonni erano vigorosi e laboriosi, come un giardino di Eden in cui gli uomini erano eroi. Il pretesto letterario è un avventuroso viaggio intrapreso da Agatha Christie nell'aprile del 1920. È con gli occhi dell'affascinante e allora giovane e non ancora famosa giallista inglese che l'autore osserva le tre realtà che gli interessa approfondire. Stupisce il lettore con lo stupore di lei e con la trepidazione per il viaggio che, via via, si trasforma nella personale ossessione dell'altro personaggio importante, l'allora quarantatreenne comandante Tarabotto, che anni dopo passò alla storia per aver conquistato il Nastro Azzurro a bordo del transatlantico Rex. Francesco Tarabotto simboleggia l'uomo nel faticoso atto quotidiano dell'esorcizzare i propri demoni, nella diuturna lotta per la vita, nella difficile ma necessaria convivenza con le avversità, con le difficoltà e le frustrazioni, con la repulsione verso la sconfitta, ma anche con la necessità di imparare ad accettarla.