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Il concetto di alienazione ha costituito per lunga parte del '900 uno degli strumenti più importanti di diagnosi delle patologie sociali del mondo moderno. Negli ultimi decenni, tale concetto ha però subito un processo di progressivo eclissamento dal dibattito teorico, politico e culturale. Nell'orizzonte post-metafisico e liberale che ha dominato la scena filosofica contemporanea, l'idea di alienazione è apparsa gravata da problematiche implicazioni politiche e da ingombranti ipoteche filosofiche, legate a paradigmi concettuali che per molte ragioni si è ritenuto non essere più perpetuabili. In questo libro, Rahel Jaeggi intraprende il tentativo di riattualizzare questa categoria e di rilanciarla nel dibattito contemporaneo, confrontandosi con tutte le critiche che ad essa sono state rivolte. Sullo sfondo di una competenza sia nella classica storia filosofica del concetto che nei recenti dibattiti sulla natura della persona e della libertà, Jaeggi ridefinisce l'alienazione come l'assenza di una relazione significativa con se stessi e con il mondo, che si manifesta in sentimenti d'impotenza e passiva accettazione di ruoli e aspettative sociali ossificati.