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La retorica del bel morire in guerra è stato uno dei nodi cruciali della propaganda bellica, che ha fatto apparire la morte come atto eroico, bello, onorevole e necessario alla causa suprema che si voleva, di volta in volta, realizzare. Il suo messaggio è chiaro e inequivocabile: morire in guerra è un atto che innalza il protagonista a uno stato di elevazione spirituale che poi porta la causa perseguita dalla guerra ad avverarsi, a trovare una palingenesi che non investe solo il sacrificato ma anche la società e la civiltà di cui fa parte. Attraverso un vasto archivio di fonti filosofiche, storiche e letterarie, Alessandro Mariotti racconta i diversi livelli e le varie modalità di un mito costruito ad arte come strumento di agitazione politica per accendere l'azione violenta delle masse. Un mito che affiora subdolamente anche nelle vite agiate dell'Occidente, celandosi sotto altre forme di cui la cultura e la vita troppo spesso ignorano la presenza e l'identità.