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Forse per il fascino oscuro della vicenda che narra, forse per le spregiudicate insidie che tende al lettore o forse per l'alone di leggenda che circonda il suo autore, "L'obbedienza notturna" è un romanzo di culto che da mezzo secolo il Messico si tramanda di generazione in generazione come la più conturbante opera al nero della sua letteratura. Un appartamento messo a soqquadro fa da soglia a una Città del Messico trasfigurata. Fuori è sempre notte, le strade sono popolate da figure spettrali, il tempo è sconnesso, contraddittorio, prigioniero del déjà-vu e la vita è retta da un codice tanto enigmatico quanto implacabile. Dentro, asserragliato fra cataste di libri, bottiglie di rum, mozziconi di sigaretta e mucchi di lettere indirizzate a sconosciuti, un uomo parla da solo. Forse farnetica. Assalito da un turbine di ricordi, cerca di ripercorrere la tortuosa successione di cataclismi che in pochi giorni lo ha precipitato nel buio della ragione rendendolo irriconoscibile a se stesso, "una specie di malato che fugge per paura del contagio", vittima di una vasta cospirazione notturna nella quale sembrano implicati tutti i personaggi con cui entra in contatto e della quale resta sempre incerto chi sia l'autore. Ma più si sforza di decifrare il misterioso disegno celato nel cuore del libro, più rimane preso in un cappio di fatalità che lentamente soffoca.