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Sono passati quasi trent'anni dallo scambio di lettere tra mons. Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, ed Enrico Berlinguer, segretario del Pci. Trent'anni che sembrano un secolo. Oggi viviamo un tempo radicalmente mutato. Eppure le radici del confronto di allora, così ricco e intenso, hanno ancora linfa. Di fronte a una crisi che in tutta evidenza non è solo economica, si sente drammaticamente il bisogno di una politica carica di senso, di passione, di valori. La politica è poca cosa se non si fonda su un'idea di uomo. E quel dialogo tra un vescovo cattolico entusiasta del Concilio e il leader del più grande partito comunista dell'Occidente ebbe come orizzonte proprio la ricerca di un umanesimo condiviso. Alla distinzione di Papa Giovanni tra "errore" ed "errante", Berlinguer rispose separando l'analisi marxista dalla "filosofia materialistica e ateistica". Né Bettazzi né Berlinguer assunsero una posizione comoda. Le loro parole costituivano una sfida anche nei rispettivi campi. Per questo furono criticati e contestati. E per questo abbiamo deciso di ripubblicarne il carteggio e di discutere nuovamente le loro idee. Sull'individualismo e la società radicale, sulla modernità e la democrazia, sulla libertà e la solidarietà, sulle comuni battaglie per la giustizia che alla fine piegano anche le ideologie. Ci sono pensieri lunghi che ci riguardano. Del resto, senza questa storia originale la sinistra e la politica italiana sarebbero diverse, probabilmente più povere.