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Negli ultimi decenni l'esercizio delle professioni di cura, in particolare in ambito infermieristico, ha assunto un profilo sempre più scientifico: sofisticate tecniche diagnostiche si sostituiscono alle risorse offerte dall'esperienza personale di chi esercita la cura, e il tratto specialistico della pratica clinica accentua molte volte il distacco nella relazione tra curante e curato. Da qui la necessità di una riflessione sulla cultura della malattia che sia in grado di mettere a disposizione del soggetto la capacità di dare parola a ciò che in realtà sente, teme, spera, vuole e in genere vive. Si tratta di recuperare e sviluppare determinate competenze esistenziali intese come capacità di conoscere se stessi, il proprio corpo, le proprie emozioni, i propri comportamenti, certi che questo sapere esistenziale è il territorio privilegiato per la costruzione di gesti di cura attraversati e nutriti dalla relazione. La fenomenologia costituisce lo strumento privilegiato che ci consente, attraverso il suo linguaggio, di dar voce a queste competenze esistenziali. Le parole dell'esperienza vissuta aprono alla scoperta di nuovi orizzonti, ci accompagnano nella revisione delle nostre direzioni di marcia, per riscoprire quel tempo quieto capace di rigenerare la relazione con noi stessi e con le persone di cui quotidianamente ci prendiamo cura. Svolgere una professione al servizio dell'altro richiede un impegno che si esprime attraverso una molteplicità di saperi caratterizzati da linguaggi e forme differenti.