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La produzione letteraria filoniana nasce all'incrocio di Alessandria, Roma e Gerusalemme, dove quest'ultima rappresenta la "patria ideale" in cui non è possibile stabilire con certezza se Filone andò mai e che appare nei suoi scritti soprattutto sotto forma allegorica. All'incrocio tra mondi distinti, Filone compie un'opera di mediazione ed integrazione culturale senza precedenti, al cui interno la politica gioca un ruolo fondamentale. Giuseppe, la cui azione è ispirata da Dio, rappresenta la figura del politico ideale, in cui teologia e filosofia convergono. Con la sua presentazione di Giuseppe come "uomo politico", indirizzata a un pubblico greco-romano, Filone "attualizza" un personaggio biblico, presentandolo in modo tale che un cittadino dell'Impero, potenziale destinatario dell'opera, potesse facilmente metterlo in relazione con gli esempi politici del tempo. La strategia di Filone sollecita una nuova attenzione verso Giuseppe, stimolando anche chi non aveva familiarità con la tradizione ebraica e lanciando un messaggio che tutt'oggi - a ventuno secoli di distanza - resta straordinariamente attuale.