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A differenza di altri prestiti più criptici, il termine Liscio si sposa molto bene con una musica senza asperità, piana al punto da risultare scivolosa: liscio come un bicchier d'acqua, si ha la pelle liscia come il velluto, ma si va lisci con una donna che ti rifiuta. Si fa la liscia sulla neve e, appunto, si balla il liscio in balera. Eppure si avverte qualcosa di "ruvido" nel Liscio, temi musicali ricorrenti fino all'irritazione, melodie facili, enfatiche, passaggi fatalmente privi di finezza. E qui la metafora mostra crepe, perché in scultura o in pittura, la parola liscio si lega al termine raffinato... Si capirà dunque come l'occhio critico dell'artista-fotografo abbia voluto - e saputo - cogliere le mille contraddizioni metaforiche di un "genere musicale" come il liscio in questa sua straordinaria passerella di icone - anzi di "aicons, alla mericana" - che saltellando fra grafica del folklore e folklore della grafica, senza altra collocazione che il puro divertimento, evocano, a dispetto di ogni senso del ridicolo, il ricordo tenero e nostalgico di chi in quelle balere ha ballato e gioito. Prefazione di Massimo Pulini e postfazione di Mario Turci.