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Anche se l'autore dice di essere un grande fan di D'Annunzio e Zola, il suo primo romanzo potrebbe sembrare un'opera giovanile di Hermann Hesse. I temi che li accomunano - esistenzialismo, misticismo, interesse per la filosofia orientale - Francesco Giuliodori li adatta al ventunesimo secolo con la leggerezza e l'esaltazione, l'ingenuità e il tormento tipiche dei giovani d'oggi. è tutto una continua ricerca e un perenne non accontentarsi, intrisi di insaziabile voglia di libertà. Da qui parte il viaggio del protagonista, Andrea: da una Milano grigia e priva di stimoli verso un mondo altro, a tratti irreale, spogliato delle sovrastrutture della contemporaneità. Ma il romanzo di formazione si rivela pieno di tragitti sbagliati e chimere, e il finale non è forse quello che il lettore vorrebbe trovare scritto...