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Il testo presenta le reazioni dell'opinione pubblica in Italia alla sconfitta di Adua attraverso l'analisi delle pagine di organi di stampa milanesi quali: Il Corriere della Sera, La Perseveranza, e Il Secolo. Inoltre, grazie a un'attenta lettura di noti manuali e testi storici, più o meno recenti, che hanno per argomento la battaglia di Adua e le sue conseguenze, il testo fa riferimento anche ad altri quotidiani e periodici dell'epoca. Emergono due aspetti: la politica aggressiva del governo italiano, guidato da Francesco Crispi, condotta con ambiguità e anche menzogne a livello politico e parlamentare; l'opposizione di una larga parte dell'opinione pubblica nazionale, dai cattolici, ai liberali ed anche ai radicali e socialisti, alla sciagurata avventura coloniale. Poi, sempre attraverso le pagine dei quotidiani indicati e di altri organi d'informazione, viene delineato il percorso politico e diplomatico che si svolse dalla sconfitta delle truppe italiane ad Adua, il 1° marzo 1896, sino alla pace fra Italia ed Etiopia, siglata in Addis Abeba il 26 ottobre dello stesso anno. Così il testo pone in risalto: il rifiuto dell'imperatore d'Etiopia di attaccare la colonia italiana dell'Eritrea, come gli chiedevano i suoi ras; l'arrivo all'accampamento del negus, appena tre giorni dopo la battaglia, di un rappresentante del governo italiano per intavolare trattative di pace; l'iniziativa diplomatica intrapresa dalla Chiesa Cattolica ma avversata da una parte della stampa; l'affermarsi, in parlamento e nel Paese, di una larga maggioranza a favore della pace. Dopo i tanti lutti della battaglia, si giunse, fra Italia ed Etiopia, ad una pace che durò, fino alla tragica aggressione fascista, quasi quarant'anni.