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Un gruppo di lavoro composto da filosofi, sociologi, teologi, storici e giuristi rilegge in queste pagine i testi dedicati da Hannah Arendt al rapporto tra male e politica nel Novecento. Arendt comprese che per "prendere il secolo alla gola" bisognava confrontarsi con l'apice della sofferenza e della barbarie: Auschwitz. La singolarità di questa esperienza paradigmatica del male moderno stava nel fatto che i suoi artefici non erano creature di demoniaca malvagità, ma normali, se non "banali" funzionari di un moderno apparato burocratico deresponsabilizzante. Questo particolare metteva in scacco tutte le classiche teorie del male e imponeva un totale ripensamento degli strumenti d'analisi tradizionali della filosofia morale.