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In questi saggi decisamente provocatori, Achille Mbembe rinnova profondamente la nostra concezione del potere e della soggettività in Africa. Egli contesta gli assunti degli africanisti e dei nativisti così come alcuni concetti chiave della teoria postcoloniale e reinterpreta i significati della morte, dell'utopia e della sessualità divina come parte delle nuove prospettive teoriche relative al costituirsi del discorso del potere. Avvalendosi di alcuni complessi registri della soggettività corporea - la violenza, la meraviglia, il riso - Mbembe rivede le categorie di oppressione e resistenza, autonomia e sottomissione, stato e società civile, che hanno caratterizzato lo sviluppo della teoria sociale alla fine del ventesimo secolo.