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Il pensiero di Gianni Vattimo è strettamente legato alla nascita e agli sviluppi dell'ermeneutica filosofica contemporanea. La filosofia dell'interpretazione è l'indirizzo al quale Vattimo ha concorso in prima persona, contribuendo a farne una vera e propria "koinè" culturale del Novecento. I testi raccolti in questo primo tomo dell'Ermeneutica risalgono ai primi anni della sua formazione filosofica, dalle ricerche di natura estetica alle discussioni culturali degli anni Sessanta. Il risultato più significativo di questa elaborazione è il "concetto di fare in Aristotele": uno studio sull'"estetica della produzione" che mette in dialogo il concetto aristotelico di "imitazione" con le riflessioni delle estetiche contemporanee. L'interesse per le indagini di natura estetica è la base per una serie di sviluppi che diventeranno fondamentali per il pensiero di Vattimo e che qui trovano una prima suggestiva collocazione. Accanto a il "concetto di fare in Aristotele", questo primo tomo raccoglie in altre due sezioni i "Saggi" ("L'estetica in Italia nel 1962"; "Verità, comunicazione, espressione"; "II V Congresso internazionale di Estetica di Amsterdam") e le "Recensioni" che l'autore ha pubblicato su questi argomenti negli stessi anni (1956-1964): un quadro particolarmente ampio, da cui emergono i primi elementi di continuità del suo pensiero.