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I "senza memoria" sono gli ultimi pagani delle isole della Polinesia, i Maori ormai dimentichi dei loro costumi, del loro sapere, delle loro divinità familiari. In questo romanzo Segalen rovescia in modo radicale lo stereotipo della scrittura antropologica: a parlare non è più lo studioso ma un vecchio tahitiano, Terii a Paraurai, Capo-dall'alto-parlare, che mentre racconta la perdita della propria storia, si interroga sul significato della colonizzazione condotta dagli europei in nome della religione cattolica, il cui esito è stato la morte di una cultura e la scomparsa di un popolo.